Pomeriggio di sabato 19 gennaio, ore 16.15, sotto il ponte di via Cavour a Bari… sta piovendo, potrebbe essere un sabato uggioso,
pomeriggio senza sole e invece è un momento bellissimo da dedicare ai fratelli che non hanno ricevuto il nostro …”culo”, di cui tanto ci lamentiamo!
Con il caro Amico Angelo, abbiamo avuto l’onore di porgere del cibo a uomini e donne, che non sono i “soliti” pezzenti che ci infastidiscono e disturbano il nostro infantile shopping.
Mentre servivamo le vivande che la provvidenza forniva, siamo partiti con distribuire un piatto unico di pasta con il sugo e due wurstel, per poi vedere arrivare delle focacce, rustici e cornetti …divorati voracemente dai 150 ospiti.
Il target?
“Pezzenti”?
NOOOOOOO!
Extracomunitari, pensionati, anziani, chi aveva perso il posto di lavoro e chi prendeva l’autobus dai paesi vicini per venire a cenare presso il “Ristorante sorelle di Madre Teresa di Calcutta”.
Che suore STRAORDINARIE!!!
Chi altri per dare una mano?
C’era un medico, un avvocato, alcune mamme, alcuni commensali, ed anche ragazzi e ragazze di una scuola media di Bisceglie per aiutare le suore!
Ed è per questo che lascio la parola al promotore di questa bellissima esperienza di vita, Angelo Valenzano ….
( vi invito a visitare il suo sito: può esservi molto utile…www.angelovalenzano.com)
Extra-comunitari, barboni, ecc.: nemici (perchè ‘diversi’) o, quanto meno, dei seccatori che turbano il nostro lieto passeggio.
Minus habens, accattoni, ladri, pericolosi, poveri…di spirito?
Quando il caro amico Michele Mazzilli, persona squisita, mi parlò del suo impegno rimasi colpito dalla sua buona volontà e dal suo spirito di servizio.
Era, nei fatti, uno di coloro che dava realmente una mano a chi, anche tra gli insospettabili, per vari motivi se la passa peggio.
Molto peggio.
Durante le varie attività durante le quali abbiamo reperito risorse (soldi) per i vari progetti da realizzare, più volte mi ero soffermato a riflettere su coloro che, come Erminia Pirone (avvocato), Vito Lafortezza (ingegnere), Zora Del Bono (medico), donano seriamente il loro tempo (quindi pezzi, anche importanti, della loro vita) agli altri.
Sono loro i vari protagonisti della solidarietà, molto più di chi, come me, sta seduto nella bella sala in cui si riunisce il direttivo della Onlus e presenzia alle cerimonie di inaugurazione.
Che belle persone, ho sempre pensato!
Come Michele.
Dedicare la vigilia di Natale, insieme a lui, a coloro che hanno avuto bisogno di un pasto caldo presso la mensa dei poveri gestita in via Capruzzi a Bari dalle Sorelle Missionarie della Carità, la congregazione religiosa fondata da Madre Teresa di Calcutta, è stata un’esperienza molto istruttiva, sotto molteplici punti di vista.
Averne poi parlato a Zio Mike ha generato, immediatamente, un altro pomeriggio dedicato ai bisognosi.
Alla sua maniera, ovviamente.
Dando una mano concreta, certo, ed anche creando una relazione personale.
Quanti di loro sono, invece, abituati ad essere evitati, allontanati, ignorati?
Ed in molti, con Zio Mike, si sono aperti.
Abbiamo conosciuto, ad esempio, i due ‘fratelli’ Oscar, ex-poliziotto senegalese, ed Antonio , ex-carabiniere.
Il colore della loro pelle lascia immediatamente intendere che la loro fratellanza non è biologica, di nascita, ma creata quotidianamente nella vita in strada.
Come non restare colpiti dalla storia di Oscar, da 14 anni in Italia, che sta cercando di creare le condizioni per rientrare al suo Paese, dove sua moglie ed i suoi quattro figli (20 anni la più grande) lo attendono?
Il suo lavoro da ambulante gli consente appena di sopravvivere e di inviare in patria i pochi euro in più che riesce talvolta a guadagnare.
Con il supporto di alcune associazioni, e con questi piccoli risparmi, ha l’obiettivo di rientrare entro dicembre in Senegal dove aprirà un agriturismo.
Si riunirà alla famiglia, che non vede da due anni, e porterà con sè la voglia di fare impresa e migliorare le condizioni di vita sue e di chi vive nella sua regione, che chiede da tempo l’indipendenza.
Cosa gli consentirà di realizzare tutto ciò?
Una straordinaria chiarezza di idee, un ottimo livello culturale, una gentilezza d’animo che traspare in ogni gesto ed in ogni sguardo e soprattutto grande vitalità ed intelligenza.
Tutto ciò che non ti aspetti di trovare alla mensa dei poveri.
Oltre a tanta altra ricchezza, anche se solo di spirito.
La domanda che possiamo farci a questo punto è: cosa può fare ognuno di noi per contribuire a rendere migliore la vita di questi, ed altri, fratelli?